
Evoca le immagini
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Se è vero, come dice Platone, che l’uomo guarda le idee nell’Iperuranio (l'etimo di idee viene appunto da ὁράω, dal verbo greco 'vedere'; da εἶδον che è l'aoristo di ὁράω, vuol dire "vedere" quindi c’è una stretta connessione tra le idee e le immagini), l’uomo "guarda le idee" quindi "guarda la forma" delle cose. Ma dove vanno a finire queste immagini?
Nel momento in cui l’anima si incarna nel corpo, queste immagini vanno a finire in quello che Carl Gustav Jung (il grande psicanalista analitico svizzero) chiamava l’inconscio. C’è un inconscio personale e c’è anche un inconscio collettivo, di gruppo. Quindi, quando l’anima si incarna la memoria viene resettata, perché poi noi dobbiamo fare una nuova esperienza di vita. E come facciamo a far affiorare, ad evocare, queste immagini? Attraverso la reminiscenza: dobbiamo ricordarle!
Per esempio, vengono fuori durante i sogni, di notte, oppure nei fenomeni di “sincronicità” (come ci diceva Jung), quando per esempio noi pensiamo a un amico che non vediamo da tanto tempo e ce lo ritroviamo di fronte a noi, oppure durante un déjà-vu. Il compito di uno scrittore efficace è evocare le immagini che ha dentro, farle uscire, tirarle fuori. Con la prossima pillola vedremo come si fa.
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