La letteratura esprime, non comunica
Freud ci dice che il bambino è felice solo quando sta nel grembo materno; appena si separa e si rende conto di essere separato dalla madre, lì inizia la sua infelicità (appena inizia ad esistere - ecco l'angoscia sartriana - ex sisto = sono posto fuori).
Quindi il poeta che cosa farà? Tenterà per tutta la vita di abbattere il processo di separazione, di cercare l'unione. Ecco perché usiamo, per esempio, le figure retoriche che avvicinano, gli ossimori: un sole nero, un silenzio assordante, per cercare di ricongiungere ciò che è stato dislocato, separato.
Ecco perché cerchiamo per tutta la vita di fonderci col nostro oggetto di amore - il nostro amato - o con il cibo o con la sigaretta che è quasi un ciuccio, perché cerchiamo di esprimere: l'espressione è attraverso l'unione, la vicinanza, mentre la comunicazione presuppone due oggetti separati. Noi in letteratura esprimiamo, andiamo oltre la comunicazione, transcodifichiamo.
Forza, ragazzi, scriviamo!